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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Assistente parlamentare "fantasma": Tribunale Ue condanna Marine Le Pen a restituire 300mila euro

La leader nazionalista francese, alleata di ferro della Lega in Europa, non è riuscita a dimostrare che il denaro pubblico versato a una sua collaboratrice sia stato effettivamente utilizzato per la sua attività di deputata

Per anni dal suo scranno del Parlamento europeo ha tuonato contro l'Ue, rea, tra le altre accuse, di aver sottratto sovranità ai popoli e averli impoveriti. Adesso, pero', dovrà restituire quasi 300mila euro alle casse di Bruxelles, sottratti indebitamente al bilancio comunitario, secondo una sentenza del Tribunale Ue. La leader dell'ex Front national e alleata di ferro di Matteo Salvini in Europa, l'ex eurodeputata Marine Le Pen è stata infatti condannata a restituire l'ingente somma per aver impiegato un'assistente al Parlamento Ue, "in quanto essa non ha dimostrato che tale assistente abbia effettivamente svolto un'attività lavorativa".

La sentenza dei giudici di Lussemburgo arriva alla fine di un'inchiesta aperta dal Parlamento europeo relativa agli anni in cui Marine Le Pen è stata eurodeputata, per la precisione quelli tra il dicembre 2010 e il febbraio 2016. Nel dicembre 2016, gli uffici dell'Eurocamera avevano denunciato, dopo una serie di controlli, che 298.497,87 euro sarebbero stati indebitamente utilizzati da Le Pen per una collaboratrice impiegata quale assistente parlamentare locale dal 2010 al 2016.

Il Parlamento contestava a Le Pen di non aver fornito la prova dell'esistenza di un'attività dell'assistente locale che fosse effettivamente, direttamente ed esclusivamente connessa al suo mandato. La leader dell'ex Front national ha chiesto al Tribunale dell'Unione europea di voler annullare la decisione che il Parlamento ha assunto nei suoi confronti. Con la sentenza odierna, il Tribunale respinge il ricorso della Le Pen e conferma la decisione di recupero del Parlamento.

Le Pen, scrive il Tribunale, "non ha provato una qualsivoglia attività svolta dall'assistente parlamentare a titolo di assistenza parlamentare, circostanza che essa ha del resto riconosciuto in udienza. In particolare, Le Pen non ha fornito alcun elemento tale da dimostrare un'assistenza diretta che le sia stata fornita nei locali del Parlamento dalla propria assistente parlamentare, non essendo sufficiente a tal fine la mera presenza - asserita ma non dimostrata - di quest'ultima nei locali del Parlamento". 

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