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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"I fondi Ue per la Libia vanno a milizie e trafficanti"

La denuncia dell'Associated press: quasi 400 milioni di euro che dovevano formare la Guardia costiera e aiutare i migranti nel Paese sarebbero finiti nelle mani delle organizzazioni criminali e paramilitari. Sotto accusa anche l'Onu

Lo avevano già denunciato alcune ong umanitarie nel 2017: i fondi stanziati dall'Ue (e dall'Italia) per formare la Guardia costiera della Libia e contrastare i trafficanti di esseri umani sarebbero finiti (almeno in parte) nelle mani delle stesse organizzazioni criminali che gestiscono il business del migranti. La denuncia è stata pressoché inascoltata, anche per i risultati ottenuti nel bloccare le partenze di migranti dal Paese nordafricano. Ma dopo tre anni (e centinaia di milioni stanziati), la situazione non sarebbe cambiata: secondo un'inchiesta dell'autorevole agenzia stampa americana Ap (Associated press), i fondi Ue in Libia avrebbero ingrossato i portafogli di miliziani, trafficanti e membri della Guardia costiera libica che sfruttano i migranti.

La Guardia costiera libica

"Quando l'Unione europea ha iniziato a incanalare milioni di euro verso Libia per rallentare la marea di migranti che attraversano il Mediterraneo - scrive l'Ap - i soldi sono arrivati ​​con la promessa di migliorare i centri di detenzione, noti per gli abusi, e combattere la tratta di esseri umani. Non è successo. Al contrario, la miseria dei migranti in Libia ha generato una rete fiorente e altamente redditizia di imprese finanziate in parte dall'Ue e rese possibili dalle Nazioni Unite", denuncia l'agenzia.

L'Ap ricorda che l'Ue ha inviato più di 327,9 milioni di euro in Libia, a cui si aggiungono i 41 milioni approvati all'inizio di dicembre. Soldi che sono arrivati nel Paese del Nord Africa attraverso le agenzie Onu. Ma "in un Paese senza un governo che funzioni, grosse somme del denaro europeo sono state distratte a favore di reti connesse di miliziani, trafficanti e membri della Guardia costiera che sfruttano i migranti"

In alcuni casi, scrive l'Ap, i funzionari Onu erano al corrente del fatto che soldi finissero alle milizie, stando a "mail interne" ottenute dall'agenzia. Per quanto riguarda la Guardia costiera, "addestrata ed equipaggiata dall'Europa per tenere i migranti lontani dalle proprie coste", alcuni dei suoi membri, denuncia l'Ap, "riportano alcuni migranti nei centri di detenzione in base ad accordi con le milizie e ricevono tangenti per permettere ad altri di arrivare in Europa". Le milizie, poi, sarebbero riuscite a intascare parte dei fondi europei forniti attraverso le Nazioni Unite per dare cibo ai migranti. "In molti casi, il denaro va nella vicina Tunisia per essere riciclato, e quindi ritorna alle milizie in Libia", ha ricostruito l'Ap.

La guerra imminente

L'inchiesta dell'Ap arriva in un momento delicato, con il Paese sull'orlo di una guerra civile e per procura, sulla falsa riga di quanto avvenuto in Siria. Le ombre sull'Onu non fanno certo il gioco dell'Ue, che continua ufficialmente a sostenere un processo di pace sotto l'egida proprio delle Nazioni Unite. Pace che sembra sempre più a rischio, visto che il governo di Tripoli, l'unico riconosciuto dall'Onu, ha rotto gli indugi e chiesto l'aiuto della Turchia per fermare l'avanzata delle truppe del generale Haftar (il quale è sostenuto, tra gli altri, da Francia e Russia). 

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrebbe già pronti circa 2mila miliziani da inviare in Libia per aiutare il governo di Tripoli contro Haftar. Mossa che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe servire solo da deterrente per evitare uno scontro finale. A ogni modo, l'aiuto turco, che dovrebbe venire sancito nelle prossime ore con l'ok del Parlamento di Ankara all'invio di truppe, ha mostrato le debolezze dell'Ue in Libia, frutto soprattutto delle divisioni tra Italia e Francia.

La missione Ue a Tripoli, annunciata per il 7 gennaio, mira a ricucire lo strappo con il governo libico, finora sostenuto dall'Italia, e a imporre una tregua ad Haftar. Ma potrebbe essere ormai tardi per fermare una nuova guerra alle porte dell'Europa. 

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