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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Femminicidio, gli uomini della Meloni dicono no a testo Ue contro le violenze

La stessa leader di Fratelli d’Italia nel 2013 votò per la ratifica della Convenzione di Istanbul: “Il primo strumento internazionale che crea un quadro completo di norme per proteggere le donne”

Con un voto bipartisan il Parlamento europeo ha dato il via libera alla ratifica da parte dell’Ue della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. Per blindare il passaggio del testo, sono arrivati anche i voti di quasi tutti gli eurodeputati italiani, con le sole eccezioni di due esponenti di Forza Italia e dell’intera delegazione di Fratelli d’Italia. I quattro uomini del partito guidato da Giorgia Meloni hanno votato contro il testo, nonostante la stessa leader di Fdi nel 2013 l’avesse definito “il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro completo di norme per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza”.

La richiesta del Parlamento

Secondo 500 eurodeputati sui 641 presenti in Aula al momento del voto, i sette Stati membri che non hanno ancora ratificato il documento - Regno Unito, Bulgaria, Repubblica ceca, Lituania, Lettonia, Slovacchia e Ungheria - dovranno quindi procedere “senza indugio” a far entrare in vigore il testo.

L'allenza scomoda

L’inversione “a u” dei parlamentari di Fdi - Carlo Fidanza, Pietro Fiocchi, Nicola Procaccini e Raffaele Stancanelli - con tutta probabilità si spiega con l’appartenenza alla formazione europea Conservatori e Riformisti. Nello stesso gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia siedono infatti i deputati provenienti da sei Paesi (Bulgaria, Repubblica ceca, Lituania, Lettonia, Slovacchia e Regno Unito) che non hanno ancora sottoscritto la Convenzione contro la violenza, ratificata dall’Italia a giugno del 2013 con l'approvazione unanime alla Camera e al Senato. 

Forza Italia divisa

Si registra anche la spaccatura interna a Forza Italia. Hanno votato a favore, seguendo l’orientamento di voto dei Popolari europei, Antonio Tajani e Fulvio Martusciello. Giuseppe Milazzo e Massimiliano Salini si sono invece espressi contro la risoluzione.

Le vittime non denunciano

Secondo un'indagine dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali, una donna su venti nell’Ue ha subito uno stupro e una su tre è stata vittima di violenze fisiche o sessuali a partire dai 15 anni. Il 55% delle donne ha subito una o più forme di molestie sessuali, l’11% è vittima di molestie informatiche. “Tuttavia - precisa il rapporto - solo il 14% delle donne ha denunciato alla polizia l’episodio più grave di violenza inflitta dal partner e il 13% ha denunciato alla polizia il caso più grave di violenza inflitta da persone diverse dal partner”. 

"Priorità alla lotta contro la violenza di genere" 

“I deputati condannano gli attacchi e le campagne contro la Convenzione in alcuni Paesi, che si basano su un'interpretazione errata e su una presentazione non corretta del suo contenuto al pubblico”, si legge in un comunicato del Parlamento europeo. “Chiedono inoltre alla Commissione di aggiungere la lotta alla violenza di genere come priorità nella prossima strategia europea sul genere” oltre a un maggiore impegno sul fronte delle molestie online e della violenza informatica. L’Eurocamera chiede infine che “la violenza contro le donne sia inclusa nel catalogo dei reati riconosciuti dall’Ue”.

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