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Giovedì, 28 Marzo 2024
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La lotta all'evasione fiscale nell'Ue fa acqua

Gli Stati hanno messo in piedi un sistema per lo scambio automatico delle informazioni ma ci sono diverse scappatoie che permettono ancora di nascondere in giro per il mondo i proprio profitti

Fatta la legge, trovato l'inganno, recita un vecchio adagio italiano. E questo modo di dire sembra adattarsi in maniera precisa alle nuove regole comunitarie per combattere l'evasione fiscale all'Interno dell'Unione europea. I Paesi membri dallo scorso anno sono tenuti a scambiarsi informazioni riguardo a conti dei cittadini europei che si trovano all'estero, con tanto di black list di quegli Stati ritenuti Paradisi fiscali e non collaborativi. Le autorità fiscali possono così controllare che tutti i guadagni siano adeguatamente tassati.

Le scappatoie

Ma secondo un report dei Verdi, condiviso con il Guardian, le scappatoie per evitare di entrare nelle maglie del fisco non sarebbero poche. Non tutti i Paesi extracomunitari hanno accettato di collaborare con tutti i membri dell'Ue, gli Stati Uniti ad esempio lo fanno solo in maniera parziale e alcuni imprenditori possono ancora nascondere le loro identità dietro le aziende. L'Austria e la Bulgaria non ricevono alcuna informazione dagli Usa e dal giugno 2018 almeno 43 paesi non si sono impegnati a implementare lo standard comune di segnalazione, tra cui i nostri vicini Montenegro, Serbia e Ucraina. Così a un cittadini europeo basta avere un conto bancario in una di queste nazione per essere al riparo da controlli indesiderati.

Il caso Cipro

Un'altra scappatoia per evitare che le proprie informazioni vengano scambiate all'interno dell'Ue viene fornita dai cosiddetti visti d'oro, quei meccanismi secondo cui in alcuni Stati come Cipro, viene concessa la cittadinanza in cambio di ingenti investimenti nel Paese. Il piccolo Paese mediterraneo ha accordi solo con 33paesi extracomunitari, e quindi per sfuggire alle maglie del fisco in Italia, ad esempio, basta avere la sua cittadinanza e aprire un conto in una nazione con cui non ci sono rapporti fiscali e il gioco è fatto, Roma non potrà controllare tutti i movimenti di un determinato imprenditore. "Lo scambio automatico di informazioni è un grande progresso contro l'evasione fiscale. Ora l'Europa deve chiudere queste scappatoie affinché la fine dei paradisi fiscali non diventi una promessa vuota ", ha chiesto Sven Giegold dei verdi.

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