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Giovedì, 25 Aprile 2024
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“Draghi lasci il G30, rischia di compromettere indipendenza Bce”

L'accusa arriva dal Mediatore europeo dopo un'indagine durata un anno. Nel mirino la partecipazione del governatore al gruppo ristretto di banchieri ed esponenti del mondo dell'alta finanza. Le cui discussioni sono coperte dal massimo riserbo. “Importante dimostrare che esiste una netta separazione tra la Banca centrale come supervisore e il settore finanziario che è influenzato dalle sue decisioni”

Il presidente della Bce, Mario Draghi, sospenda la sua partecipazione al Gruppo dei 30, il club ristretto e super riservato di banchieri, finanzieri e accademici con sede a Washington.  La richiesta arriva dal Mediatore europeo, Emily O'Reilly, l'autorità creata dall'Ue per tutelare i diritti dei cittadini e indagare su casi di cattiva amministrazione. 

Il Gruppo dei 30

Il Gruppo dei 30, o G30, è stato creato nel 1978 dalla Fondazione Rockefeller per discutere di temi come i mercati dei capitali e il ruolo delle banche centrali. I membri di questo club esclusivo sono scelti da un consiglio di amministrazione anonimo, come emerso durante l'indagine del Mediatore europeo. Solo l'identità del suo presidente, Jacob A Frenkel, a capo di JPMorgan Chase International, è stata resa pubblica. Tra i membri vi sarebbero anche rappresentanti di banche vigilate, direttamente o indirettamente, dalla Bce. Il G30 è stato accusato da più parti di non essere un semplice club dove si discute di economia e finanza, ma di costituire una sorta di lobby sovranazionale che prende decisioni sui mercati e la finanza globale nel massimo riserbo e lontano dal controllo democratico dei governi e delle autorità pubbliche internazionali. 

L'indagine del Mediatore europeo

Anche per questa ragione, dopo un'indagine durata un anno, il  Mediatore europeo ha raccomandato a Draghi di ritirarsi dal club per il resto del mandato in carica “al fine di proteggere la Bce e il suo presidente da ogni percezione che l'indipendenza della banca possa essere compromessa”. Il Mediatore ha inoltre raccomandato che i futuri presidenti della Bce non diventino membri del G30.

Spiegando la sua decisione, O'Reilly ha detto che “la Bce prende decisioni che riguardano direttamente la vita di milioni di cittadini" e che “all'indomani della crisi finanziaria e in considerazione dei poteri aggiuntivi conferiti alla Bce negli ultimi anni per controllare le banche degli Stati membri nell'interesse pubblico, è importante dimostrare a tale pubblico che esiste una netta separazione tra la Bce come supervisore e il settore finanziario che è influenzato dalle sue decisioni".

La Banca centrale europea, ha proseguito, “può naturalmente interagire con il G30, come fa con qualsiasi altro stakeholder, al fine di migliorare la definizione delle politiche ascoltando un'ampia gamma di punti di vista. Tuttavia, queste interazioni dovrebbero essere il più trasparenti possibile e non basate sull'appartenenza”. Pertanto, eventuali incontri tra Bce e G30 dovranno in futuro essere resi pubblici, compresi i contenuti delle discussioni. 

Da Francoforte, per il momento, non è arriva alcuna replica. 
 

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