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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Dogane europee colabrodo, l'allarme della Corte dei conti. E la Cina ne approfitta

Tre il 2013 e il 2016, le cerenze nei controlli hanno provocato un buco al bilancio Ue di 2 miliardi. Nel mirino dei giudici contabili anche l'Italia: non svolge audit a posteriori

I controlli doganali sulle merci che entrano nel mercato Ue non funzionano adeguatamente. E l'Italia non fa certo eccezione, anzi: “non svolge gli audit a posteriori come previsto nella guida all'audit doganale, nemmeno nei confronti degli operatori economici autorizzati”. A dichiararlo è la Corte dei conti Ue, che ha pubblicato un rapporto sulle dogane in Gran Bretagna, Italia, Spagna, Polonia e Romania.

Il caso del Regno Unito

Le carenze nei controlli favoriscono l'ingresso di prodotti a basso costo da paesi terzi, Cina compresa, alimentando cosi' il dumping a danno delle imprese europee, soprattutto quelle medie e piccole. Un caso emblematico è quello dei sistemi di verifica delle importazioni degli Stati membri: in Gran Bretagna una mancanza di richieste di garanzia sul valore di calzature e tessili importati dalla Germania ma provenienti originariamente dalla Cina ha permesso a queste di essere dichiarate a basso valore e quindi reimmesse sul mercato di altri paesi Ue, tra cui Polonia e Slovacchia.

Le carenze italiane

Nel luglio 2016, la stessa Commissione Ue aveva già notato che l'Italia e altri cinque Paesi (Belgio, Estonia, Portogallo, Romania e Slovenia) - pari al 20% dei dazi doganali riscossi in Ue - non hanno espletato alcun audit a posteriori oppure non hanno fornito alcuna informazione in merito. Per i controllori dei conti, infatti, in generale "ci sono incentivi insufficienti per gli stati membri perché applichino i controlli doganali" in quanto "chi li fa ma non riesce a recuperare le perdite per il bilancio Ue rischia conseguenze finanziarie, mentre chi non li fa non incorre in alcun rischio".

Bilancio Ue

Secondo l'Olaf, le frodi doganali hanno provocato circa 2 miliardi di euro di buco nel bilancio Ue tra il 2013 e il 2016. "I dazi doganali costituiscono fino al 14% del bilancio Ue, circa 20 miliardi", ha sottolineato il responsabile del rapporto Pietro Grasso, quindi "la loro evasione aumenta il divario che deve essere compensato con contributi più alti da parti degli Stati membri, un costo questo sostenuto alla fin fine dai contribuenti”. 
 

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