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Sabato, 27 Aprile 2024
TECNOLOGIA

Come il Data Act europeo cambierà la gestione delle informazioni raccolte dai dispositivi

La Commissione spera di generare un mercato dei dati da 270 miliardi entro il 2028 e di mettere fine al monopolio dei produttori di articoli connessi

Dove vanno a finire i dati raccolti dagli smartwatch o dai dispositivi a comando vocale? Questo è il quesito all’origine del nuovo Data Act, la proposta della Commissione europea volta a regolare chi può accedere e utilizzare i dati digitali generati nell'Ue in tutti i settori economici. Oltre alla necessità di tutelare i consumatori, Bruxelles si è concentrata sulla volontà di stimolare un mercato che oggi non riesce a esprimere il suo potenziale a causa delle normative poco chiare, della mancanza di contratti per la condivisione dei dati e di altre barriere esistenti.

La legge sui dati, o Data Act, a detta della Commissione, “garantirà equità nell'ambiente digitale, stimolerà un mercato dei dati competitivo, creerà opportunità per l'innovazione e renderà i dati più accessibili per tutti”. Il volume dei dati in circolazione è in costante crescita: se nel 2018 in tutto il mondo sono stati generati 33 zettabyte, per il 2025 si prevede di raggiungere i 175 zettabyte. Per la Commissione è “un potenziale non sfruttato”, dal momento che “l'80% dei dati industriali non viene mai utilizzato”. Secondo i calcoli di Bruxelles, le nuove norme metteranno una maggiore quantità di dati a disposizione per il riutilizzo e “dovrebbero creare 270 miliardi di euro di Pil aggiuntivo entro il 2028”. 

La proposta comprende misure volte a permettere agli utenti che usano dispositivi connessi di avere accesso ai dati da essi generati. Questi vengono regolarmente raccolti esclusivamente dall’azienda che fabbrica i dispositivi che li utilizza per uso proprio e non permette all’utente di averne accesso. Ai sensi delle norme proposte, i consumatori europei potranno ottenere la condivisione di tali dati con soggetti terzi che potrebbero fornire loro servizi post-vendita, un settore oggi nelle mani dei soli produttori. Se Parlamento europeo e Consiglio confermeranno le scelte della Commissione, in futuro si potrebbe scegliere un fornitore di servizi di riparazione e manutenzione più economico rispetto all’azienda che ha fabbricato il prodotto, se non addirittura decidere di effettuare da soli la manutenzione o la riparazione.

Tra le proposte presentate ci sono anche “misure volte a riequilibrare il potere negoziale delle Pmi prevenendo l'abuso di squilibri contrattuali nei contratti di condivisione dei dati”. La Commissione definirà inoltre un modello di clausole contrattuali per aiutare tali imprese a elaborare e negoziare contratti equi di condivisione dei dati. La proposta prevede anche l’introduzione di “mezzi che consentano agli enti pubblici di accedere ai dati in possesso del settore privato e di utilizzarli quando sono necessari per circostanze eccezionali, in particolare in caso di emergenza pubblica, come inondazioni e incendi boschivi”. Bruxelles ha infine proposto nuove norme che consentiranno ai clienti di cambiare efficacemente fornitore di servizi di trattamento dei dati sul cloud e che introducano garanzie contro il trasferimento illecito di dati.

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