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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Coronavirus, la Cina regala mascherine, ma sono una parte minima della sua produzione

Si punta il dito contro la Germania che ha vietato le esportazioni, ma negli ospedali tedeschi stanno finendo mentre Pechino ha delle scorte enormi che per il momento tiene per sé

La decisione di alcuni Stati come Francia e Germania, di sospendere l'esportazione di mascherine ha scatenato l'ira di tantissimi italiani indignati che hanno accusato i Paesi europei di egoismo. Allo stesso tempo adesso i cinesi sono salutati come gli eroi del momento per le donazioni che stanno facendo al nostro Paese.

In Germania mancano le mascherine

Ma al di là delle reazioni emotive le cose sono, come sempre, più complesse di quanto possano apparire. In Germania c'è carenza di mascherine e ad alcuni dottori è addirittura stato chiesto di usare la stessa due volte, cosa che ovviamente riduce se non addirittura annulla la sua utilità. Per questo il governo ha disposto il blocco delle esportazioni, non certo in una deliberata azione contro di noi.

La (facile) generosità della Cina

Il gesto della Cina è sicuramente generoso, ma il gigante asiatico lo fa perché avendo superato il picco, e avendone in grandissima quantità, almeno al momento se lo può permettere. Questo non diminuisce certo l'importanza della cosa ma è importante anche provare a mettere le cose in prospettiva, anche perché Pechino potrebbe stare utilizzando questa mossa in chiave geopolitica, per allargare la sua sfera d'influenza.

Quando noi aiutavamo loro

Dopo lo scoppio dell'epidemia di COVID-19 fummo noi ad aiutare Pechino. A partire dal 21 febbraio, Francia, Germania, Italia, Lettonia ed Estonia hanno fornito oltre 30,5 tonnellate di attrezzature di protezione individuale (abbigliamento protettivo, disinfettante e maschere mediche) alla Cina e le spese di trasporto sono state cofinanziate dal meccanismo di protezione civile dell'Ue. Adesso il gigante asiatico sta restituendo il favore.

Una produzione enorme

Come racconta il New York Times la Cina ha prodotto la metà delle maschere del mondo prima che il coronavirus emergesse lì, e da allora ha ampliato la produzione di quasi 12 volte. In tempi normali ne produrrebbe circa 20 milioni al giorno, più di sette miliardi all'anno, solitamete per fornire ospedali e operatori sanitari in numerosi Paesi. Ma il governo dallo scoppio della crisi starebbe indirizzando personalmente sia la produzione che la vendita. La 3M, azienda con sede centrale nel Minnesota negli Stati Uniti, ha affermato che la maggior parte delle maschere realizzate nella sua fabbrica di Shanghai erano state vendute in Cina anche prima dello scoppio dell'epidemia.

Divieto di esportazioni

Altri produttori, continua il quotidiano americano, affermano che il governo cinese sta ancora rivendicando l'acquisto di tutte le maschere prodotte dalle loro fabbriche nel Paese. E se una parte le dona, molte altre non permette che vengano esportate. "Le esportazioni di maschere non sono ancora autorizzate, ma seguiamo la situazione ogni giorno", ha affermato Guillaume Laverdure, direttore operativo di Medicom, un produttore canadese che produce tre milioni di maschere al giorno nella sua fabbrica di Shanghai. Come se non bastasse, sempre come scrive il New York Times, la Cina non ha solo smesso di vendere mascherine, ma ha anche acquistato gran parte del resto dell'offerta mondiale. Secondo i dati ufficiali, Pechino ha importato 56 milioni di respiratori e maschere nella prima settimana dopo il blocco di gennaio della città di Wuhan, dove è iniziata quella che è oramai una pandemia.

Incognita Wuhan

Il Paese ha appena superato al fase cruciale dell'epidemia a Wuhan, dove la vita sta lentamente riprendendo. Se ci dovesse essere una ricaduta, che diversi esperti non escludono, le mascherine torneranno utili di nuovo anche al gigante asiatico, che di certo al momento non è disposto a darle via se non sarà sicuro che non gli torneranno utili.

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