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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Ecco le fake news sul coronavirus targate Cina, Russia, estrema destra e Isis

Dalla teoria complotto che vede un nesso tra Covid-19 e reti 5G alle accuse reciproche tra cinesi e americani di aver creato il virus. Nella giornata internazionale per combattere la disinformazione, il punto sulle storie inventate di sana pianta

Il 2 aprile è la Giornata internazionale del fact-checking, cioè del controllo delle fonti delle informazioni che troviamo ovunque. Una ricorrenza che cade nel difficile periodo della lotta al coronavirus, che si basa proprio sulla correttezza dei dati, delle storie raccontate e delle informazioni messe a disposizione della comunità. Dai giornali alle TV, dai siti web ai social media, la fake news - che si potrebbe chiamare “balla” in italiano - può nascondersi ovunque e a volte fare uso di informazioni vere e decontestualizzate, come insegna il recente caso, in Italia, del Tg3 Leonardo.

La raccolta di fake news sul Covid-19

Anche a livello europeo le ‘balle’ circolano su tanti i canali d’informazione e mietono ‘vittime’ non abituate a verificare le fonti o che semplicemente si affidano a qualunque cosa leggano online. A fare una raccolta delle teorie del complotto legate al coronavirus è stata la taskforce anti-disinformazione EUvsDisinfo del Seae (Servizio europeo per l’azione esterna), che ha scoperto come tante false affermazioni provengano da attori vicini all’estrema destra statunitense, alla Cina e alla Russia. In questi casi, l'obiettivo è politico, “per minare l'Unione europea o per creare cambiamenti politici”, ricorda un comunicato dell’Eurocamera. 

Media pro-Cremlino

Tra le teorie ricorrenti più buffe ci sono quelle che collegano il coronavirus con le reti 5G di nuova generazione, o chi ritiene che il Covid-19 non esista proprio e che si tratti - a sua volta - di una bufala, per non parlare di chi crede che si tratti solo di una scusa orchestrata per costringere gli europei a fare vaccinazioni di massa. Dal 22 gennaio al 19 marzo 2020, la task force ha raccolto oltre 110 casi di disinformazione relativi al corona e ricollegabili a media russi pro-Cremlino. Questi messaggi sono caratteristici della strategia consolidata di utilizzare la disinformazione per amplificare le divisioni, seminare diffidenza o caos e aggravare le situazioni di crisi e le questioni di interesse pubblico. I messaggi rivolti al pubblico russo descrivono il virus come una forma di aggressione straniera, ad esempio affermando che il coronavirus ha origine in laboratori segreti statunitensi o occidentali, mentre la Russia sta combattendo l’epidemia. I messaggi rivolti al pubblico internazionale (disponibili in lingua inglese, italiana, spagnola e araba) seguono un approccio diverso: si concentrano principalmente sulle teorie del complotto delle presunte “élite globali” che starebbero deliberatamente usando il virus per i propri fini. Qui l'obiettivo è quello di indurre sfiducia nelle autorità nazionali ed europee, nei sistemi sanitari, nelle istituzioni internazionali e negli esperti scientifici.

"Tutta colpa dei migranti"

Muovendoci sui media di ambienti di estrema destra europea e americana si trovano invece tesi anti-migranti, volte a trovare una relazione tra la diffusione del virus e l’arrivo di richiedenti asilo. Altre informazioni fake riguardano la costrizione degli europei alla quarantena, accompagnata da una totale libertà di movimento nell’Ue ai migranti. 

Isis e Iran

Non poteva mancare l’Isis, nell’elenco tra i principali diffusori di notizie. Il sedicente Stato islamico ha sfruttato gli hashtag di tendenza (compresi quelli sul coronavirus) per diffondere messaggi promozionali per i propri scopi. Ma il coronavirus è stato usato anche per fomentare discorsi d'odio e alimentare lo scontro tra sunniti e sciiti nella regione araba. L'epidemia è stata anche utilizzata contro l'Iran per diffondere sentimenti anti-iraniani, sostenendo che il coronavirus è un attacco ideato da Teheran. La stessa accusa, ribaltata, è stata utilizzata dai sostenitori più radicali degli Ayatollah per affermare che virus potrebbe essere un'arma biologica degli Stati Uniti.

Propaganda cinese

A completare il quadro dei diffusori di fake news sul coronavirus c’è la propaganda cinese. Qui però la propagazione di notizie non vere o gonfiate sono spesso preceduta da un’attenta campagna di censura, volta a tacciare qualsiasi critica sulla gestione della crisi da parte di Pechino. La Cina - secondo la narrativa propagandista - e in particolare il presidente Xi Jinping hanno svolto un lavoro ammirevole nel contenere il coronavirus. Uno stato centralizzato come quello cinese viene presentato come un vantaggio in una crisi del genere, perché i processi (e i cittadini) possono essere controllati in modo più approfondito. Secondo questa narrativa, l'occidente e, in particolare, gli Stati Uniti dovrebbero essere grati alla Cina per la loro rapida reazione e il contenimento del virus. Il virus non è nato in Cina - sostiene inoltre la propaganda filo-Pechino - ma proviene da qualche altra parte (molto probabilmente dagli Stati Uniti).

Le reazioni

“In tempi come questi, la vita dipende dall'ascolto delle autorità sanitarie da parte di tutti noi, e diffondere menzogne o mettere in discussione la verità diventa ancora più pericoloso”, sostiene l’europarlamentare tedesca Katarina Barley. “È importante che le istituzioni continuino a cooperare strettamente con le piattaforme online, incoraggiandole a promuovere fonti autorevoli, a screditare i contenuti che si rivelano falsi o fuorvianti e a eliminare i contenuti illegali o che potrebbero causare danni fisici”, aggiunge la deputata. Il popolare Othmar Karas interviene invece sulla retorica anti-Bruxelles, ricordando che “l'Ue ha poteri formali molto limitati in materia di salute, ma i Paesi dell'UE, e l'Unione nel suo complesso, stanno cercando il modo di aiutare le vittime della crisi”. “Proprio in questo momento, ad esempio, infermieri e medici tedeschi si stanno occupando dei pazienti Covid-19 arrivati in aereo dall'Italia e dalla Francia”, sottolinea il parlamentare austriaco. “La Repubblica Ceca ha inviato 10mila tute protettive sia in Italia che in Spagna - conclude - e l'Austria e la Francia hanno inviato milioni di mascherine in Italia”.

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