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Martedì, 19 Marzo 2024
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La Svezia tira dritto: "No quarantena anti-Covid". Ma l'Olanda ammette: "Misure soft hanno fallito"

Il Paese scandinavo per ora ha chiesto solo di limitare gli eventi a non più di 50 persone, ma bar, ristoranti, cinema e scuole restano aperti. Il premier: "Comportiamoci da adulti e non spargiamo panico". Il precedente dei Paesi Bassi, però, non gioca a loro favore

Mentre in tutti i Paesi dell'Unione europea, con le dovute differenze, si stanno prendendo misure restrittive della socialità per frenare l'avanzata del coronavirus, c'è uno Stato in cui tutto sembra procedere come se niente fosse: la Svezia. Lì scuole, asili nido, bar, ristoranti, stazioni sciistiche, club sportivi, parrucchieri e persino i cinema, così come i confini, rimangono aperti, settimane dopo che invece tutto è stato chiuso anche nelle vicine Danimarca e Norvegia. Una resistenza alle indicazioni di virologi e Oms che ricorda da vicino la scelta dell'Olanda, ultimo grande Paese europeo ad arrendersi al lockdown. Solo che proprio dalle autorità di Amsterdam è arrivato un primo mea culpa: "Le misure soft hanno fallito", è il succo delle dichiarazioni dei responsabili sanitari dei Paesi bassi.   

Restrizioni leggerissime

La Svezia, pero', non sembra voler prendere in considerazione l'esperienza olandese, Come racconta il Guardian, solo le università sono state chiuse e venerdì il governo ha rafforzato il divieto di eventi pubblici per limitarli a non più di 50 persone. Però se i cittadini sviluppano sintomi come quelli del Covid-19, possono tranquillamente tornare al lavoro o a scuola due giorni dopo che si sentono meglio, e se un genitore inizia a manifestare sintomi può continuare a mandare i propri figli a scuola. Agli over 70, o a persone con problemi di salute preesistenti, è stato chiesto di rimanere a casa tranne una passeggiata giornaliera. Le visite alle case di cura per anziani sono state limitate.

Comportarsi "da adulti"

I contagi nel Paese scandinavo sono di poco superiori ai 400 accertati e sono 146 i decessi registrati fino a ora. Quando venerdì scorso il premier Stefan Löfven, ha annunciato le prime, leggerissime, misure di intervento ha detto che nel futuro le cose si faranno dure ma per il momento ha chiesto ai suoi concittadini di comportarsi “da adulti” e di non diffondere “panico o voci”.

Bassa densità abitativa

I preparativi degli ospedali sono però già in corso e a Stoccolma stanno allestendo già un ospedale da campo. Nel frattempo la gente continua quindi ad affollare locali pubblici, senza temere il contagio. C'è da dire che il Paese ha una popolazione di 10 milioni di abitanti, meno di quelli della sola Londra, sparpagliati in un territorio di 450mila chilometri quadrati, quasi il doppio di quello del Regno Unito. Ma ovviamente la densità abitativa nella grandi città come Stoccolma (un milione di abitanti) non è quella della parte rurale, e nella città stanno già attrezzando un ospedale da campo.

Agire al momento giusto

Seguendo una linea simile a quella del Regno Unito di alcune settimane fa, Anders Tegnell, l'epidemiologo del governo svedese, ha affermato di ritenere controproducente introdurre le restrizioni più stringenti in una fase troppo precoce. "Fintanto che lo sviluppo dell'epidemia svedese rimane a questo livello", ha detto al giornale britannico, "non vedo grandi motivi per adottare misure che si possono reggere solo per un periodo di tempo molto limitato".

L'allarme degli scienziati

Una petizione firmata da oltre 2000 medici, scienziati e professori la scorsa settimana, tra cui il presidente della Nobel Foundation, Carl-Henrik Heldin, ha invitato il governo a introdurre misure di contenimento più rigorose. "Non stiamo testando abbastanza, non stiamo monitorando, non stiamo isolando abbastanza, abbiamo lasciato perdere il virus", ha detto la professoressa Cecilia Söderberg-Nauclér, ricercatrice di immunologia virale presso l'Istituto Karolinska, e così "ci stanno portando alla catastrofe".

Il mea culpa dell'Olanda

L'augurio è che la Svezia non sperimenti i fallimenti della strategia olandese, fino a pochi giorni fa quasi identitica a quella di Stoccolma. I dirigenti sanitari dei Paesi Bassi, infatti, hanno dovuto arrendersi ai dati, che parlano a oggi di oltre 12mila contagi e più di mille vittime, con ospedali quasi al collasso. “Gli scenari più positivi della scorsa settimana non si avvereranno”, ha ammesso Jacco Wallinga, del Rivm, l'istituto superiore di sanità olandese.

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La curva dei contagi continua a salire e serviranno molto probabilmente 2.500 posti letto di terapia intensiva in più rispetto a quanto preventivato dal piano di emergenza del governo. Wallinga stesso, sperava che all’inizio di aprile fossero necessari al massimo 1000 letti aggiuntivi. Ma quel numero è già stato raggiunto il 30 marzo. "Errati anche i calcoli sulla durata dei ricoveri - scrive 31mag.nl - Non i 10 considerati all’inizio, ma ben 23 giorni, soprattutto perchè più persone sono in terapia intensiva nello stesso tempo. L’impennata della curva è stata anche più rapida negli ultimi giorni". 

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