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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Combattiamo l'odio sui social colpo su colpo: messaggi positivi contro insulti e bufale"

Ai post e commenti di haters il gruppo #jagärhär nato in Svezia risponde con altrettanti commenti sereni e pacati. E smascherando le fake news. La sua fondatrice, la giornalista Dennert, è però ora finita sotto attacco

L'odio sempre più corre in rete. Sui social network si moltiplicano gli attacchi e gli hate speech contro personaggi pubblici ma anche semplici cittadini. Il fenomeno è diventato così preoccupante che alcuni Paesi stanno studiando leggi apposite per combatterlo. Ma c'è anche chi si è invece organizzato dal basso per combattere questo odio con le sue stesse armi: i social network. Succede in Svezia, con #jagärhär, hashtag che vuol dire “io sono qui”. Si tratta di un gruppo di Facebook nato allo scopo di difendere e sostenere le persone attaccate online da troll e odiatori e per combattere la diffusione di fake news. E che sta facendo sempre più proseliti

Il gruppo mobilita i membri per aggiungere comment positivi nelle discussioni online in cui si diffondono odio e disinformazione allo scopo di riequilibrare la discussione online e, sfruttando l'algoritmo di Facebook, togliere dall'evidenza i comment di odio. Il procedimento è semplice: quando odio e disinformazione prendono il sopravvento nei commenti sui social, #jagärhär invita i suoi membri ad esprimere reazioni positive per riequilibrare la discussione.

Come racconta il Guardian il gruppo, che adesso conta quasi 74mila membri per la maggior parte svedesi, è stato creato nel 2016 dalla giornalista Mina Dennert. "Ciò che mi ha spinto ad agire è stato vedere persone che non mi aspettavo che iniziavano a ripubblicare cose davvero razziste", ha spiegato al giornale. E così ha cominciato a chidere conto a coloro che diffondevano fake news il perché lo facessero e le smascherava.

“Certamente i social non sono lo specchio della popolazione, ma quando si leggono i commenti, si ha spesso l'impressione che l'80% della popolazione pensi, per esempio, che l'omosessualità sia una malattia”, ha dichiarato Dennert, iraniana di nascita, adottata all'età di 1 anno e cresciuta in Svezia, vincitrice di diversi riconoscimenti per la sua professione, tra cui il premio “Anna Lindh” nel 2017 per aver sostenuto ideali giusti e democratici.

Adesso però è diventata in prima persona bersaglio di attacchi. Dennert riceve regolarmente minacce di morte e addirittura suo padre ha ricevuto proiettili via posta. Alcuni hater hanno attaccato lei e suo marito Magnus, anche lui giornalista, pubblicando dati personali sensibili relativi alla coppia in rete.

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