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Sabato, 20 Aprile 2024
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Chiudere le frontiere nell'Ue?  Costerebbe fino a 19 miliardi

Lo calcola un rapporto di Rand Europe. Tornare ai controlli ai confini interni come prima di Schengen, e come richiesto da chi vorrebbe fermare cosi' i flussi di migranti, comporterebbe pesanti costi amministrativi per gli Stati membri. E non ridurrebbe il tasso di criminalità 

Reintrodurre le frontiere interne all'Ue come prima dell'avvento di Schengen comporterebbe un costo immediato che potrebbe arrivare a 19 miliardi. A cui si aggiungerebbero tra i 2 e i 4 miliardi all'anno una volta rimesse a regime le vecchie dogane. E' quanto emerge da un rapporto commissionato dal Parlamento europeo a Rand Europe. E che smentisce le posizioni di quei politici e quei governi che chiedono (o hanno attuato) la sospensione di Schengen per ripristinare i controlli alle frontiere. Con lo scopo dichiarato di fermare i flussi interni di migranti irregolari. Secondo lo studio di Rand Europe, abolire Schengen non sarebbe vantaggioso né dal punto di vista economico, né sul fronte della sicurezza. 

I costi economici

Per quanto riguarda l'economia la reintroduzione dei controlli accrescerebbe i costi economici a carico degli Stati membri con oneri finanziari che potrebbero andare da 0,1 a 19 miliardi una tantum, pari allo 0,01-0,16% del Pil. A cui si aggiungerebbero, ogni anno, spese in più tra i 2 e i 4 miliardi. Un impatto dovuto alle rinnovate barriere commerciali che verrebbero imposte, ai ritardi e allunghe code per i controlli e a tutte le misure che limiterebbero il libero movimento di beni e persone.

I costi sociali

Ma la sospensione di Schengen avrebbe anche costi sociali: analisi empiriche "suggeriscono che l'abolizione dei controlli al confine dovuti a Schengen non sono associati con tassi di crimine (sequestri, furti, rapine) più alti sia né nelle regioni al confine né nelle altre". Al contrario, si legge nello studio, "dopo l'estensione dell'area Schengen nel 2007 nei paesi al confine con i nuovi Stati membri è stato riscontrato un trend al ribasso dei livelli di crimine più pronunciato rispetto agli stati che non hanno frontiere in comune con i nuovi entranti". Inoltre, "abbiamo trovato collegamenti positivi tra l'abolizione dei controlli e il volume del traffico di droghe (cocaina ed eroina), forse per effetto della migliore cooperazione transfrontaliera e dello scambio di informazioni tra forze dell'ordine".

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