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Sabato, 27 Aprile 2024
Il caso

Immigrati respinti, la Corte dei diritti umani condanna l'Italia

Secondo i giudici di Strasburgo le vittime sono state detenute ed espulse in Tunisia illegalmente. Il Consiglio d'Europa: "Basta respingimenti"

Sono stati detenuti ed espulsi verso la Tunisia illegalmente: con queste accuse, la Corte europea dei diritti umani (Cedu) ha condannato l'Italia per il trattamento subito da quattro migranti tunisini. Una condanna che arriva nel giorno in cui il comitato anti-tortura del Consiglio d'Europa ha chiesto ai governi Ue di porre fine ai respingimenti alle frontiere terrestri e marittime e garantire che i migranti non subiscano maltrattamenti da parte delle forze dell'ordine. 

La sentenza della Cedu riguarda il caso di quattro cittadini tunisini sbarcati a Lampedusa nel 2017. L'Italia è stata condannata per "le condizioni materiali precarie in cui i quattro migranti sono stati trattenuti per 10 giorni nell'hotspot di Lampedusa a Contrada Imbriacola", il fatto che sono stati "privati della libertà in modo arbitrario", e infine perché nei loro confronti è stata effettuata "un'espulsione collettiva", quando sono stati rinviati in Tunisia senza un previo esame della loro situazione individuale per capire se correvano rischi se respinti. La Cedu ha stabilito che Roma dovrà risarcire ciascun migrante con 8.500 euro per quanto ha subito da parte delle autorità.

In contemporanea con la sentenza, è arrivata la pubblicazione dell'ultimo rapporto del Cpt, organo anti tortura del Consiglio d'Europa, che ha effettuato una serie di ricognizioni in diversi Paesi Ue, tra cui l'Italia. Durante queste indagini, il Cpt "ha ricevuto numerose denunce di maltrattamenti di migranti da parte della polizia e delle guardie di frontiera e ha visitato centri di immigrazione vicino ai confini (che versano) in condizioni spaventose". I maltrattamenti, dice il Cpt consistono soprattutto in pugni, schiaffi, colpi di manganello quando la persona è fermata, ma anche nello sparare vicino ai migranti quando sono già a terra, spingerli nei fiumi e attraverso i confini anche completamente nudi, privarli di ogni bene, o di acqua e cibo.

Strasburgo evidenzia che questi atti sono raramente indagati. Anche per questo chiede a tutti gli Stati di creare dei meccanismi indipendenti che indaghino sulle denunce di maltrattamenti e respingimenti. "Molti Paesi europei affrontano sfide migratorie molto complesse, ma questo non significa che possano ignorare i loro obblighi in materia di diritti umani", dichiara Alan Mitchell, presidente del Cpt. L'organo del Consiglio d'Europa chiede anche ai governo di porre fine ai respingimenti alle frontiere terrestri e marittime, ricordando che "i respingimenti sono atti illegali".

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