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Sabato, 27 Aprile 2024
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Indipendentisti vs Costituzionalisti: la Catalogna arriva al voto divisa

Tra candidati in carcere ed in esilio, accuse di franchismo e di rompere la Spagna, i catalani vanno ai seggi nelle elezioni più drammatiche e incerte nella storia democratica del paese. Rischio di pareggio tra i due fronti con all'orizzonte rischio di nuove elezioni.

Tra candidati in carcere e candidati in esilio, tra accuse di franchismo e di spaccare la Spagna, la Catalogna arriva al voto spaccata praticamente a metà: indipendentisti e costituzionalisti, dicono i sondaggi, si divideranno voti e seggi in quelle che sono le elezioni più drammatiche e più incerte dal ritorno alla democrazia in Spagna. 

La battaglia per il primo posto

ERC, Esquerra Republicana de Catalunya, con il suo leader Oriol Junqueras in carcere, accarezza la vittoria, la prima da 81 anni a questa parte, dai tempi della Seconda Repubblica. A disputarle il primato Ciutatans, formazione giovane e con il volto giovane di Inés Arrimadas, catapultata a paladina del voto di chi vuole l'Unità della Spagna, rappresentata dalla Costituzione. Ciutatans, il marchio originale e locale di Ciudadanos, ha rapito votanti al Partido Popular del premier Mariano Rajoy, ormai partito a rischio estinzione in Catalogna, e al PSC, i socialisti, che comunque vengono dati in quarta posizione e che ambiscono, con il loro leader locale Miquel Iceta, famoso anche per i suoi balletti, a guidare un governo costituzionalista ma dialogante, in caso di non vittoria indipendentista.

La partita di Puigdemont

Se la battaglia per il primo posto è ristretta a ERC e Ciutatans, con i sondaggi che premiano ora uno ora l'altro partito, terzo è dato il PDeCAT del ex Presidente regionale Carles Puigdemont, fuggito con un pezzo del suo governo a Bruxelles per evitare il carcere e internazionalizzare il conflitto. Un'operazione che gli è riuscita dal punto di vista giuridico, visto che i giudici spagnoli hanno ritirato l'ordine di cattura europeo, ma non da quello politico, visto l'appoggio nullo ricevuto dalle istituzioni comunitarie. 

Più indietro Catalunya en Comú-Podem, la versione locale di Podemos che dal successo regionale nelle ultime elezioni nazionali, passa ad un quinto posto, prova evidente che la sua posizione di dialogo tra indipendentisti e costituzionalisti non ha pagato in un panorama sempre più polarizzato. Ancora un po più sotto la CUP, il partito indipendentista e anti-capitalistia e, infine, ultimo come si diceva, il PP di Rajoy. 

Incognita partecipazione e repressione

Se questi sono i sondaggi, su di loro incidono due fattori: la partecipazione e il sentimento e risentimento suscitati dalla repressione della polizia ai comizi illegali del primo ottobre e dalla successiva applicazione dell'articolo 155 della Costituzione che ha portato a far decadere il governo regionale e, quindi, alle elezioni.

Dalla partecipazione, che ha portato ad un +81% del voto espresso via posta dai catalani all'estero, ci si attende un'iniezione di suffragi per i partiti pro-unità della Spagna, dalla repressione e dall'applicazione dell'articolo 155 potrebbero venire invece voti agli indipendentisti, da catalinisti moderati indignati per l'azione del governo e quindi dei giudici.

Rischio nuove elezioni

In sostanza, partita assolutamente aperta, con il rischio che sia così aperta da finire in un pareggio tecnico e, quindi, a nuove elezioni tra un paio di mesi.    

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