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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Le carceri italiane sono le più sovraffollate d'Europa

Rapporto Antigone: diminuiscono i reati ma cresce il numero dei detenuti per effetto delle pene più lunghe. Affluenza al 200% nelle case circondariali di Como, Brescia, Larino e Taranto

Due detenuti vivono dove ci sarebbe posto per uno solo. Si trovano a dover fare i conti con una vera a propria emergenza quotidiana i reclusi e la polizia penitenziaria delle carceri di Como, Brescia, Larino e Taranto, le più piene d’Italia, che a loro volta sono le più sovraffollate d’Europa. È quanto emerge dal rapporto dall’associazione Antigone su “Numeri e criticità delle carceri italiane”, che scatta una fotografia dell’inadeguatezza delle strutture di detenzione con un tasso di sovraffollamento pari al 119,8%, il più elevato di tutta l’Unione europea (seconda la Francia, terza l’Ungheria). Numeri rivisti al rialzo dal ministero della Giustizia, che stima l’affollamento delle carceri italiane al 128% dell’effettiva capacità.

Soluzioni opposte 

Una differenza, quella della cifre dell’emergenza diventata normalità, che si riflette anche sulle soluzioni proposte. Se per il guardasigilli Alfonso Bonafede “contro il sovraffollamento vanno incrementati i posti detentivi anziché ricorrere a provvedimenti svuota-carceri”, per Antigone, invece, “la soluzione non può essere rintracciata nella costruzione di nuovi istituti”. Cifre alla mano, il sovraffollamento nelle carceri italiane è in crescita e, continuando di questo passo, "nel giro di quattro anni - si legge nel rapporto - ci troveremmo nella stessa situazione che produsse la condanna da parte della Corte Europea dei Diritti Umani nel 2013". 

Diminuiscono gli ingressi ma aumentano le pene

L’associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale” fa notare che l’aumento del numero di detenuti è dovuto a un aumento delle pene e non dei reati accertati. Gli ingressi in carcere sono infatti calati dai 24.380 del primo semestre 2018 ai 23.442 del periodo da gennaio a giugno del 2019. Un trend confermato anche dai numeri degli ingressi riferiti agli anni precedenti, in costante diminuzione. Il sovraffollamento delle case circondariali è quindi dovuto, secondo Antigone, “all’aumento della durata delle pene inflitte”. Basti pensare che “gli ergastolani sono passati dai 1.707 della metà del 2017 (di cui 97 stranieri), ai 1.726 del 30 giugno 2018 (98 gli stranieri), ai 1.776 di oggi (110 gli stranieri)”. 

Detenuti stranieri e italiani

Quello dei detenuti di nazionalità non italiana è un altro tema approfondito nel rapporto. “Al 30 giugno 2019 i detenuti stranieri sono il 33,42% della popolazione reclusa” mentre “erano il 33,95% sei mesi fa e il 35,19% sei anni fa”. “È evidente la sopravvalutazione mediatica del tema”, si legge nel documento, che poi sottolinea: “Se nel 2003 su ogni cento stranieri residenti regolarmente in Italia l’1,16% degli stessi finiva in carcere, oggi la percentuale è scesa allo 0,36%”. “Le nazionalità più rappresentate - prosegue il rapporto - sono rispettivamente quella marocchina (18,7% del totale degli stranieri), rumena e albanese (12,4%), tunisina (10,1%), nigeriana (8%)”. Tra i detenuti italiani, quasi la metà (il 44%) proviene dalle quattro regioni meridionali più popolose: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.

Contesto economico e sociale

Sulla base dei dati sulla provenienza, l’associazione Antigone fa un’analisi sui fattori che hanno portato i detenuti a delinquere. “Se sommiamo gli stranieri e i detenuti provenienti dalle quattro regioni meridionali più popolose siamo al 77% del totale dei detenuti”, si legge nel rapporto. E aggregando il dato con i detenuti provenienti da Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Molise - scrive Antigone - “si supera l’80%”. “Tutto il resto del Paese, tendenzialmente più ricco, produce un quinto della popolazione detenuta, pur costituendo circa i due terzi dell’Italia libera”, si fa notare nel rapporto. 

Spazi verdi, internet e suicidi dietro le sbarre

Nel 30% delle carceri visitate dall’associazione non risultano spazi verdi dove incontrare i propri cari e i propri figli. Nel 65,6% delle case circondariali non è possibile avere contatti coi familiari via skype, “nonostante la stessa amministrazione e la legge lo prevedano”. Nell'81,3% delle carceri non è mai possibile collegarsi a internet. Dall'inizio dell'anno sono stati 26 (16 secondo il ministero) i suicidi in carcere, 94 i morti in totale.

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