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Domenica, 28 Aprile 2024
La trattativa / Spagna

L'amnistia ai catalani divide la Spagna ma apre la strada al governo Sanchez

Accordo tra i socialisti e gli indipendentisti di Junts che potrebbe portare a scagionare oltre 1400 separatisti, tra cui il leader Puigdemont. Manifestazioni e scontri nel Paese, i popolari: "Patto vergognoso"

Pedro Sanchez si avvia a ottenere un nuovo mandato come primo ministro della Spagna, dopo che il suo partito socialista (Psoe) ha deciso di concedere l'amnistia ai separatisti catalani, assicurandosi così l'appoggio degli indipendentisti di Junts guidati da Carles Puigdemont, con cui ha stretto un patto in questo senso. E tra i beneficiari dell'amnistia ci sarà lo stesso Puigdemont, che attualmente vive in esilio a Waterloo, in Belgio, per sfuggire all'arresto dopo aver organizzato il referendum sulla secessione, e aver dichiarato unilateralmente l'indipendenza della regione nel 2017, quando era presidente della Generalitat. Se l'amnistia sarà approvata dal Congresso, il leader di Junts potrà tornare in Spagna e potenzialmente candidarsi.

Il politico, che è eurodeputato al parlamento europeo, eletto mentre su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale, ha salutato l'accordo con i socialisti come un "cambiamento di narrazione" e un passo verso la risoluzione di un "conflitto storico" tra la Spagna e la ricca regione orientale. Puigdemont, che aveva posto l'amnistia come precondizione per qualsiasi patto di governo, ha dichiarato in una conferenza stampa a Bruxelles che l'amnistia offriva un risarcimento per quella che ha definito una "persecuzione politica" da parte di Madrid e una garanzia che non si sarebbe ripetuta. L'amnistia potrebbe scagionare ben 1.400 attivisti e politici coinvolti nel tentativo di separare la Catalogna dalla Spagna.

Ma la decisione di concedere un'amnistia ha diviso il Paese, ed è stata duramente condannata dagli oppositori conservatori di Sanchez, che hanno organizzato grandi proteste e lo hanno accusato di mettere in gioco lo stato di diritto per il proprio tornaconto politico. I popolari hanno parlato di "un accordo vergognoso e umiliante". Nelle scorse notti sono state inscenate proteste dei sostenitori del Partito popolare e del gruppo di estrema destra Vox davanti alla sede del partito socialista a Madrid, finite in violenti scontri con la polizia anche per la presenza di infiltrati neonazisti.

Nuove tensioni si sono manifestate poche ore dopo l'annuncio dell'accordo quando Aleix Vidal-Quadras, ex presidente del Partito Popolare della Catalogna, è stato coinvolto in un attentato, ferito al volto da colpi di armi da fuoco sparati in strada, in pieno centro nella capitale. Un gesto che alcuni hanno collegato alle tensioni con gli indipendentisti, anche se la polizia al momento segue la pista dei delinquenti comuni.

E anche a Bruxelles ci sarebbe una certa preoccupazione per la mossa dei socialisti. Come riporta Politico, il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, avrebbe inviato una lettera ai ministri della Giustizia e della Presidenza spagnoli, chiedendo informazioni sulla "possibile adozione di una legge di amnistia" e chiedendo dettagli "per quanto riguarda la portata personale, materiale e temporale di questa legge prevista". Secondo funzionari vicini al caso l'esecutivo comunitario avrebbe ricevuto "numerose segnalazioni di preoccupazioni da parte di cittadini e altri soggetti riguardo a questa legge prevista" e per questo Reynders "vorrebbe ricevere maggiori dettagli dalle autorità spagnole per formarsi un'opinione".

I politici catalani e i leader della società civile che hanno organizzato il referendum illegale sull'indipendenza del 2017 sono stati perseguiti per appropriazione indebita e cattiva amministrazione, in quanto accusati di aver sottratto fondi pubblici destinati ad altri scopi e di averli reindirizzati per finanziare la causa pro-indipendenza. Se questi politici ora progettano una legge per evitare di essere perseguiti, la Commissione potrebbe essere coinvolta per questioni di violazione dello stato di diritto.

Per Sanchez l'accordo con Junts è necessario per tornare al governo, dopo che le elezioni di luglio non hanno prodotto alcun vincitore assoluto. Al momento, anche con l'appoggio di Junts, i socialisti non raggiungerebbero la maggioranza assoluta di 176 seggi per vincere il primo turno del congresso, che conta 350 seggi, o per ottenere la maggioranza semplice in una seconda votazione. Hanno ancora bisogno dell'appoggio di cinque legislatori del Partito nazionalista basco (Pnv), che ha offerto un primo sostegno ma ha dichiarato che aspetterà di vedere i dettagli di un accordo tra socialisti e catalani prima di confermare il loro sì. Il voto di fiducia deve avvenire entro il 27 novembre, pena l'automatica indizione di nuove elezioni.

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