Migranti, Bruxelles smentisce Salvini: "La Sea Watch non può sbarcare in Libia"
Il ministro dell'Interno: “Usano gli esseri umani per interessi politici, forse economici”. La Ong: “Davvero vuole costringerci a portare queste persone in un Paese in guerra?”
Continua il braccio di ferro tra Matteo Salvini e le Ong ch salvano i migranti in mare. E questa volta interviene anche la Commissione europea che dà ragione a queste ultime. Il ministro dell'Interno ha attaccato il comandante della Sea Watch, con 53 migranti a bordo affermando che la sua è una nave fuorilegge per non aver acconsentito a riportare i migranti salvati in Libia, nonostante per la prima volta la Marina libica avesse offerto il porto di Tripoli come luogo per lo sbarco.
Salvini: "Non in Italia"
I migranti salvati in mare "sicuramente non arrivano in Italia perché per fesso non mi prendono e perché usano esseri umani per indegni interessi politici, non so se economici", ha sentenziato il leader leghista lamentando che l'imbarcazione della ong tedesca, ferma nel Mediterraneo, starebbe “andando avanti e indietro”, dimostrando “per l'ennesima volta che opera al di fuori della legge".
L'Ue: "Libia non è porto sicuro"
"Non commento direttamente le dichiarazioni di un ministro", ha dichiarato una portavoce della Commissione, Natasha Bertaud, rispondendo a una domanda dei giornalisti di Bruxelles sulla vicenda, ricordando che l'esecutivo comunitario "non ha competenze per decidere quale imbarcazione può o non può entrare in acque territoriali, né indicare luoghi di sbarco”. Tuttavia, ha però aggiunto, "tutte le imbarcazioni che navigano sotto bandiera Ue sono obbligate a rispettare il diritto internazionale quando si tratta di ricerca e soccorso e della necessità di assicurare che le persone salvate siano portate in un porto sicuro", e per la Commissione "queste condizioni non sono attualmente rispettate in Libia".
Sea Watch: "Violazione dei diritti umani"
“Sea Watch rimane senza un porto sicuro assegnato con a bordo 53 persone di cui 5 minori, due molto piccoli. Davvero un ministro della Repubblica italiana vuole costringerci a portare queste persone in un Paese in guerra? Davvero l’Ue permette una tale violazione dei diritti umani?”, si è chiesta la Ong in un tweet. E a offrire un porto per lo sbarco è stato proprio un tedesco. “Se necessario sono pronto a mandare degli autobus per prendere queste persone”, ha dichiarato il sindaco di Rottenburgs che insieme ad altre città tra cui Berlino ha dato la propria disponibilità ad accogliere i 53 esseri umani. Anche Medici Senza Frontiere si è schierata con la Sea Watch. “I nostri capi missione in Libia l’hanno ripetuto ai giornalisti la scorsa settimana: le condizioni dei migranti detenuti in Libia sono inaccettabili. Alcuni vivono in un metro quadro di spazio. La Libia non è, neanche lontanamente, un porto sicuro”, ha scritto l'organizzazione su Twitter.
#SEAWATCH NON SBARCHERÀ I NAUFRAGHI IN LIBIA
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) 13 giugno 2019
Tripoli non è un porto sicuro.
Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare, è un crimine.
È vergognoso che l'Italia promuova queste atrocità e che i governi UE ne siano complici. pic.twitter.com/VPE6ilEnGk