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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Truffe e donazioni, alleati Ue della Lega e tesoriere Id nei guai con la giustizia

La formazione europea di cui fa parte il Carroccio ha affidato la gestione finanziaria a Jean-Francois Jalkh, imputato nell’inchiesta che coinvolge gli uomini più fidati di Marine Le Pen. Sospetti anche sugli alleati tedeschi di Afd per una serie di donazioni non registrate

C’è anche l’europarlamentare francese Jean-Francois Jalkh, tesoriere del partito europeo Identità e Democrazia (Id), tra gli imputati del processo che rischia di mettere finanziariamente ko la destra francese. L’accusa chiede infatti 11,6 milioni di euro per una serie di truffe ai danni dello Stato perpetrate - secondo gli inquirenti - nel corso di quattro campagne elettorali. Il verdetto, atteso per fine aprile, potrebbe “mettere finanziariamente a terra” il Rassemblement National, ex Front National, come riferisce il portavoce del partito guidato da Marine Le Pen, prima di scagliarsi contro il Governo di Parigi. Al netto dei presunti complotti anti-Le Pen, la forza politica arrivata prima alle elezioni europee di fine maggio avrebbe già accumulato un passivo di almeno 23 milioni di euro, secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa.

Lo scandalo degli assistenti

Jalkh, politico di lungo corso ed ex giornalista, risulta tesoriere del partito europeo di cui fa parte anche la Lega. L’europarlamentare eletto nel 2014 e riconfermato nel 2019, era rimasto coinvolto nello scandalo degli incarichi fittizi assegnati agli assistenti parlamentari del Front National presso l’Eurocamera. All'epoca dei fatti, Jalkh era assistente di Jean-Marie Le Pen, padre di Marine e fondatore del Front National. Il procedimento si concluse con le condanne a carico di diversi esponenti del partito francese, compresa la stessa Marine Le Pen, che dovette rimborsare oltre 300mila euro al Parlamento europeo. 

L'inchiesta "Jeanne"

Oggi il tesoriere di Id si trova nei guai assieme all’uomo d'affari Frederic Chatillon e al tesoriere di Rassemblement National Wallerand de Saint-Just, oltre ad altri dirigenti e persone vicine a Marine Le Pen. Accusati a vario titolo per truffa e appropriazione indebita, gli imputati dovranno rispondere anche dei finanziamenti alla lista “Jeanne”, che ha dato il nome all’intera indagine. Il “micro-partito”, di cui Jalkh è stato segretario, alle elezioni del 2012 avrebbe fornito un kit da campagna elettorale ai propri candidati, al costo di 16.650 euro ciascuno. Il pacchetto includeva manifesti, volantini, gestione di contenuti web promozionali per i candidati, rigorosamente forniti dalla società di comunicazione Riwal, controllata da Chatillon.

Nei guai anche l'Afd

Mentre il processo che coinvolge Rassemblement National è già alle battute finali, gli alleati tedeschi di Marine Le Pen e Matteo Salvini si trovano solo agli inizi di uno scandalo che potrebbe seriamente minare la credibilità politica e morale di Afd, Alternative fur Deutschland. Il settimanale Der Spiegel ha infatti denunciato una serie di donazioni dal valore superiore ai 50mila euro non correttamente registrate. “In un caso - scrive l’Ansa - si tratterebbe di un'elargizione proveniente da un'impresa con sede in Florida, negli Usa, di 13.500 dollari, in un altro caso l'Afd avrebbe nascosto una donazione di 11.900 euro per finanziare un evento a Krefeld”. Nel mirino dell’inchiesta giornalistica è finita anche una donazione di 9.999 euro transitata tramite il conto di una società fiduciaria di Monaco. “Secondo la ricostruzione fornita dal materiale acquisito - conclude l’Ansa - l’Afd ha utilizzato fondi neri durante il suo periodo di fondazione per finanziare le attività della campagna elettorale”. Accuse pesanti, che potrebbero dare il via all’intervento delle autorità tedesche.  

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