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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente

Smog, Italia convocata a Bruxelles: rischio doppia maxi-multa

La Commissione Ue chiede al nostro paese “come e in che tempi si vuole raggiungere il rispetto”  delle direttive sulla qualità dell'aria. Sotto accusa gli sforamenti di biossido di azoto e Pm10, per cui sono state attivate due distinte procedure di infrazione. Senza adegute risposte, la palla passerà ai giudici europei

Se non è un ultimatum, poco ci manca: il commissario Ue all'Ambiente, Karmenu Vella, ha convocato l'Italia e altri 8 Stati membri per discutere delle azioni urgenti da intraprendere per far fronte all'emergenza smog il 30 gennaio prossimo. Bruxelles vuole sapere “come e in che tempi si vuole raggiungere il rispetto” delle principali direttive europee in materia di qualità dell'aria. Se le risposte non saranno adeguate, il rischio per il nostro paese è di cominciare a pagare due pesanti maxi-multe come già sta facendo per la questione rifiuti. 

Le ragioni della convocazione

Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, oggi è arrivata la conferma da parte dell'esecutivo comunitario di questa inusuale “convocazione”. Insieme all'Italia, sono stati invitati al tavolo del commissario Vella, tra gli altri, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Tutti questi paesi sono sotto procedura d'infrazione per violazione delle norme Ue in materia di inquinamento. Nella lettera inviata ai ministri competenti, Bruxelles usa toni duri e avverte che se i governi nazionali non risponderanno per tempo “la Commissione procederà al passaggio successivo della procedura d'infrazione, ovvero al deferimento alla Corte” dell'Unione europea. A quel punto, l'avvio delle multe sarà a un passo. 

Il caso italiano

Per quanto riguarda l'Italia, le procedure aperte sono due: una per lo sforamento dei livelli di concentrazione del biossido di azoto (No2), tipico delle emissioni dei motori diesel, l'altra per il particolato atmosferico (Pm10). “Se il ministro Galletti dovesse presentarsi a Bruxelles, il 30 gennaio prossimo, il nostro paese si renderà certamente protagonista di un confronto imbarazzante”, attacca Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Il governo italiano è apparso in questi anni del tutto inoperoso sul fronte dell'inquinamento atmosferico - continua Boraschi - Si pensi all'assoluto nulla realizzato per il settore trasporti, con i fondi disponibili per la realizzazione di una rete di ricarica per i veicoli elettrici che non sono neppure stati spesi. Oggi l'auto privata alimentata con i derivati del petrolio è ancora protagonista assoluta della mobilità italiana, e il suo primato pesa in termini sanitari e di dipendenza energetica. Mentre molti paesi stanno investendo in mobilità sostenibile, l'Italia è ferma al palo. Speriamo che l'intervento dell'Ue si traduca in una salutare scossa". Per Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria, “questa convocazione è un motivo in più per far diventare il diritto a respirare aria pulita una priorità della campagna elettorale in corso”. 

Ogni anno, 75mila morti premature

Secondo un rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente dello scorso ottobre, in Europa si registrano annualmente 487.600 morti premature a causa dell'inquinamento atmosferico. In Italia l'esposizione a lungo termine al particolato, al biossido di azoto e all'ozono è direttamente legata a oltre 90 mila morti premature l'anno. Con più di 1.300 decessi per milione di abitanti, il nostro paese resta al di sopra della media europea (circa 820 decessi per milione di abitanti). Si calcola inoltre che in Europa, ogni anno, circa 75mila morti premature sono causate dal solo biossido di azoto. All'Italia, in questa triste classifica, spetta il primato assoluto, con circa 17.300 casi di morte prematura.  

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