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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente

"Le fake news sul clima dei big del petrolio: 200 milioni per screditare gli ambientalisti"

Secondo uno studio, le lobby del fossile investono in campagne di disnformazione per denigrare gli studi sul riscaldamento globale. E a Bruxelles, Verdi e M5s chiedono all’Eurocamera di chiudere le porte ai lobbisti di ExxonMobil

Circa 200 milioni di dollari all’anno in campagne di comunicazione per screditare gli scienziati e rassicurare l’opinione pubblica sul riscaldamento globale. È quanto si stima che abbiano speso le cinque compagnie più quotate in borsa nell’estrazione di gas e petrolio, secondo uno studio pubblicato dall’osservatorio inglese InfluenceMap. ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Chevron, British Petroleum e Total hanno investito in totale un miliardo di dollari negli anni successivi all’approvazione degli Accordi di Parigi sulla diminuzione delle emissioni di Co2 nell’atmosfera. Soldi che sarebbero finiti in attività di lobbying, pubblicità e messaggi ingannevoli legati al clima. 

Le polemiche a Bruxelles

Anche con riferimento a queste attività, il Parlamento europeo sta discutendo il cartellino rosso per tutti i “portatori di interessi”, cioè i lobbisti, al libro paga di ExxonMobil, gigante texano del petrolio e del gas. La mozione presentata dall’eurodeputata verde Molly Scott Cato negherebbe l’accesso ai lobbisti della multinazionale accreditati all’Eurocamera

Lo stop al Parlamento di Bruxelles e Strasburgo non negherebbe comunque l’accesso nelle altre importanti sedi dell’Ue, a partire dalla Commissione europea, dove al ExxonMobil si è recata 25 volte negli ultimi quattro anni per altrettanti incontri nei piani alti del palazzo Berlaymont. 

La colpa di ExxonMobil, spiega la pentastellata Eleonora Evi, è quella di “aver finanziato campagne di disinformazione volte a negare l'esistenza del cambiamento climatico e screditare la ricerca scientifica sul tema”. Le testimonianze raccolte nel corso di un’audizione speciale sulla negazione dei cambiamenti climatici, inchioderebbero, secondo la Evi, le responsabilità della multinazionale dei combustibili non rinnovabili. 

“Il gigante del petrolio sapeva, da almeno più di 40 anni, che le emissioni di combustibili fossili sono causa del cambiamento climatico”, accusa l’eurodeputata del M5s. “Invece di informare le autorità pubbliche e contribuire a trovare una soluzione - prosegue la Evi - questa multinazionale ha finanziato la diffusione di fake news sui cambiamenti climatici e assoldato un esercito di oltre 200 lobbisti, spedendo milioni di euro per aver un accesso diretto alle istituzioni Ue e prevenire l'adozione di adeguati target climatici a livello europeo”.

L’unico precedente di esclusioni dall’Eurocamera di questo tipo riguarda la Monsanto, cacciata dalle istituzioni per non essersi presentata alle audizioni sul potenziale cancerogeno dei suoi fertilizzanti.

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