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Venerdì, 26 Aprile 2024
Ambiente

Il Parlamento Ue dichiara l'emergenza climatica. Ma Lega e FdI votano contro

Chiesto di portare il target di riduzione delle emissioni dal 40% al 55% entro il 2030. La proposta dell'Aula di Strasburgo ora nelle mani della nuova Commissione e degli Stati membri. Tra le richieste, anche l'eliminazione della doppia sede dell'Eurocamera

Il Parlamento europeo ha dichiarato l'emergenza climatica e ambientale in Europa e nel mondo. E chiede alla nuova presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di portare il target di riduzione delle emissioni dall'attuale 40% entro il 2030 al 55%. La richiesta è contenuta in due risoluzioni non legislative approvate a larga maggioranza. Contrari, tra gli altri, i deputati di Lega e Fratelli d'Italia.

L'Eurocamera rilancia così la sfida alla futura Commissione europea a guida von der Leyen, che da parte sua ha annunciato che entro i primi 100 giorni metterà sul tavolo una nuova agenda verde. Ed è proprio in questa agenda che, dicono gli eurodeputati, va inserito il nuovo target sulle emssioni. Il messaggio arriva a pochi giorni dall'avvio della Cop25, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà dal 2 al 13 dicembre a Madrid.

Nalle due risoluzioni, il Parlamento chiede alla Commissione di garantire che tutte le proposte legislative e di bilancio pertinenti siano pienamente in linea con l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi. Ed esorta l'Ue a presentare proprio alla Cop25 una strategia per raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050.

Trasporto aereo e marittimo

"Le ambizioni attuali del trasporto aereo e marittimo non sono all'altezza delle riduzioni necessarie riduzioni delle emissioni - si legge in una delle due risoluzioni - Tutti i Paesi dovrebbero includere tali emissioni nei loro piani di contribuzione nazionale. Si chiede inoltre alla Commissione di proporre l’inclusione del settore marittimo nel Sistema Ue di scambio delle quote di emissione (Ets)".

Secondo un report pubblicato proprio oggi dall'ong Can Europe, i piani nazionali sono ancora lontani dal contribuire in maniera adeguata al taglio delle emissioni e alla riduzione delle fonti fossili. Il problema riguarda soprattutto i Paesi del Nord e dell'Est, tra cui Germania e Polonia in primis. 

Maggiore sostegno finanziario 

Secondo il Parlamento europeo, i Paesi Ue dovrebbero quantomeno raddoppiare i loro contributi al Fondo verde internazionale per il clima. Gli Stati membri sono i maggiori fornitori di finanziamenti pubblici per il clima e il bilancio dell'Ue dovrebbe rispettare pienamente gli impegni internazionali. Inoltre, si sottolinea che gli impegni dei Paesi sviluppati non raggiungono l'obiettivo collettivo di 100 miliardi di dollari all'anno a partire dal 2020.

Infine, l'Eurocamera chiede con urgenza a tutti i Paesi Ue di eliminare gradualmente tutte le sovvenzioni dirette e indirette per i combustibili fossili entro il 2020. “Combattere il riscaldamento climatico non è più un'opzione ma un obbligo - dice Pascal Canfin, eurodeputato di Renew Europe, tra i promotori della risoluzione - Non c'è tempo da perdere, perché il nostro pianeta è a rischio. Gli scienziati ci stanno dicendo che si tratta di un'emergenza, perché il cambiamento climatico sta già avendo un impatto negativo, non solo sulla biodiversità, ma è già diventato una minaccia per l'umanità".

“Dobbiamo agire ora se vogliamo correggere la tendenza e gli eventi meteorologici estremi, la desertificazione, l'innalzamento del livello del mare e degli oceani e la perdita di biodiversità - continua Canfin - Sappiamo che ci sono già milioni di rifugiati climatici e che sono i poveri a soffrire di più in questa emergenza climatica. Vedremo più persone che lottano per l'acqua e il cibo se non agiamo", conclude.

Il caso della sede di Strasburgo

Nella risoluzione sull'emergenza climatica, i deputati hanno anche appoggiato un emendamento del gruppo dei conservatori dell'Ecr, di cui fa parte Fratelli d'Italia, in cui si chiede un seggio unico per il Parlamento europeo, che oggi divide le sue attività tra Bruxelles e Strasburgo. "Nonostante affermi di essere un'istituzione a emissioni zero, si stima che i 12 viaggi a Strasburgo ogni anno emettano tra le 11.000 e le 19.000 tonnellate di emissioni di Co2 all'anno", dichiara Alexandr Vondra dell'Ecr.

Ambientalisti contenti a metà

Secondo Can Europe, la risoluzione del Parlamento non basterà a "promuovere un vero cambiamento". Per Wendel Trio, direttore dell'ong ambientalista, “dichiarare un'emergenza è importante, ma ogni affermazione di questo tipo deve essere seguita da un'azione di emergenza. Per agire alla portata dell'emergenza climatica, il Parlamento deve spingere per un'azione reale e immediata. L'Ue deve aumentare l'obiettivo climatico ad almeno il 65% di riduzione delle emissioni e adottare politiche e misure che possano ridurre immediatamente le emissioni", conclude. 

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