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Giovedì, 18 Aprile 2024
Ambiente

L'Europa sta perdendo la corsa alle batterie (e all'auto elettrica)

L’Ue produce solo il 3% di quelle vendute nel suo mercato mentre una su due è Made in China. Richiamo della Corte dei Conti europea: “Per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici, è necessario migliorare lo stoccaggio dell’energia”

Gli slogan ambientalisti scanditi dai giovani nelle piazze europee si scontrano con una dura realtà, che espone il Vecchio Continente all'incapacità di puntare sull'innovazione verde e a un vero e proprio rischio di futura dipendenza tecnologica dai Paesi asiatici. L'Ue mostra una forte debolezza nella produzione e stoccaggio delle batterie che potrebbe anche mettere a repentaglio la stessa transizione energetica auspicata dall’Europa dalle fonti fossili e quelle rinnovabili. È quanto afferma la Corte dei Conti europea, che in uno studio fa il punto sull’efficacia delle misure adottate dall’Ue in materia di stoccaggio, il processo che permette di immagazzinare energia, ad esempio, all’interno di una pila.

Migliorare lo stoccaggio energetico

L’Ue, scrive la Corte, “deve migliorare lo stoccaggio energetico se vuole raggiungere i propri valori-obiettivo in materia di energia e gli obiettivi climatici perseguiti”. Il documento avverte che l’Unione “sta sviluppando la capacità produttiva di batterie agli ioni di litio (usate ad esempio nei veicoli elettrici) in ritardo rispetto ad altre importanti regioni del mondo”. Oltre allo svantaggio che i Paesi europei avrebbero dall’arrivare secondi sul mercato, i membri dell’organismo di controllo finanziario fanno notare che “un’installazione tardiva e disomogenea delle infrastrutture di ricarica potrebbe ritardare la diffusione dei veicoli elettrici”. Sull’auto elettrica si concentrano le principali preoccupazioni della Corte, dal momento che se si vogliono ridurre davvero le emissioni di CO2 agli obiettivi stabiliti da Bruxelles, bisogna per forza intervenire sulla mobilità che viaggia su gomma.

I veicoli elettrici

Ma, come spiega lo studio pubblicato, “le batterie sono una componente fondamentale dei veicoli elettrici: rappresentano circa il 50% del loro costo”. “Per rafforzare l’industria automobilistica europea”, si legge, “la Commissione ritiene importante che l'Ue abbia la propria capacità di produzione di batterie”. Una capacità che, al momento, è quasi inesistente.  “Nel 2018 - nota infatti la Corte - l'Ue rappresentava circa il 3% della capacità di produzione globale delle batterie”. Numeri irrisori rispetto all'84% della regione Asia-Pacifico e al 12% in Nord America. La Cina, si fa presente nel documento, “ha intrapreso diverse azioni per promuovere lo sviluppo di veicoli ibridi o elettrici”. Una di queste è il sistema dei crediti. Per ogni veicolo “pulito” (ibrido o elettrico) prodotto, le case automobilistiche cinesi guadagnano dai 2 ai 6 crediti. “Nel 2019, le aziende automobilistiche con volumi di produzione o importazione annuali di almeno 30mila automobili devono guadagnare un numero di crediti pari al 10% delle loro vendite totali” si legge nello studio. Un numero destinato ad aumentare al 20% entro il 2025. 

La mancanza di materie prime

L’Europa ha un naturale svantaggio nella produzione e stoccaggio di energia elettrica. “La crescita della produzione di veicoli elettrici - sottolinea la Corte - aumenta la domanda di litio e cobalto, materie prime essenziali necessarie per la produzione di batterie agli ioni di litio”. La Cina, si legge ancora nel documento, opera circa il 50% delle attività estrattive di litio e cobalto. Per sperare di mettere su un mercato interno comunitario delle batterie al litio, l’Europa deve quindi lavorare su una filiera che porti le materie prime alle industrie del continente.

Alleanza europea della batterie

Sotto tale auspicio, è nata nel 2017 l’Alleanza europea della batterie, con l’obiettivo di “creare una catena di produzione di batterie competitiva e sostenibile in Europa”. Al lancio dell’iniziativa, solamente otto aziende si erano associate. Ma dopo un solo anno, l’Alleanza contava già 260 partners, che facevano ben sperare la Commissione Ue, madrina e finanziatrice dell’iniziativa.  Eppure, fa notare lo studio della Corte dei Conti, “un'importante società di ingegneria e elettronica dell'Ue ha deciso di non aderire all’Alleanza”. L’azienda ha ritenuto che “sarebbe difficile sfruttare un vantaggio competitivo, dato che i tre quarti dei costi di produzione sono per le materie prime, in un mercato dominato da concorrenti asiatici a basso costo”. Di recente e con simili motivazioni, anche un consorzio francese ha deciso di procurarsi altrove le batterie, destinate a diventare la benzina del futuro.

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