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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente

Il "Titanic Nucleare" ha lasciato gli ormeggi direzione il Circolo Artico. Greenpeace: "E' una Chernobyl fluttuante"

L'Accademico Lomonosov, la prima centrale nucleare galleggiante, è partita dai cantieri di San Pietroburgo per raggiungere l'estremo orientale dalla Russia. Rifornirà di energia Pevek, la città più a Nord del Paese, ma gli ambientalisti sono scesi sul piede di guerra

Il nome di battesimo è Accademico Lomonosov, in onore di Michail Vasil'evič Lomonosov, lo scienziato e linguista del XVIII secolo considerato in patria alla stregua del Leonardo da Vinci russo, ma si è già guadagnata un paio di soprannomi assai meno illustri, quelli di "Chernobyl fluttuante" o di "Titanic Nucleare". Stiamo parlando della prima centrale nucleare galleggiante, una piattaforma che è finalmente uscita dai cantieri navali di San Pietroburgo - sconta una decina d'anni di ritardi sulla tabella di costruzione prevista - ed è ora in viaggio con destinazione il circolo artico, non senza prima sfilare di fronte a non poche capitali europee, come Helsinki, Tallin, Riga, Stoccolma, Copenaghen ed Oslo, sollevando più polemiche che onde. 

La piattaforma della discordia

Da un lato, i suoi sostenitori vedono nell'Accademico Lomonosov la materializzazione di un progresso tecnologico che porterà l'energia in località remote permettendo una fornitura sicura e continuata a popolazioni che non hanno abbastanza energia. I suoi detrattori sottolineano il pericolo di una piattaforma nucleare che potrebbe causare nel mare ciò che è avvenuto a Chernobyl e più recentemente a Fukushima.

Energia per una città da 100 mila abitanti 

La prima centrale nucleare galleggiante al mondo, costruita dalla compagnia statale russa Rosatom tra il 2007 e il 2018, ha due reattori nucleari di 35 KW ciascuno, in grado di fornire energia elettrica ad una città di circa 100.000 abitanti, inclusa la zona industriale adiacente. A metà maggio il Lemonosov arriverà a Murmansk, porto situato all'estremo nord-occidentale della Russia, dove si rifornirà di combustibile nucleare e poi farà rotta verso Chukotka, nell'angolo nord-orientale della Russia, al lato opposto del Paese, la regione che si affaccia di fronte all'Alaska.

La sua destinazione finale è Pevek, il principale porto del Mare della Siberia Orientale nonché il centro abitato situato più a nord di tutto il Paese. Qui la piattaforma nucleare fornirà elettricità alla città, che peraltro conta meno di 6 mila abitanti, e, soprattutto, alimenterà un impianto di dissalazione e pozzi petroliferi. La Lomonosov dovrebbe diventare operativa nel 2019 sostituendo la centrale termica di Cháunskaya, che funziona ancora a carbone, con i conseguenti danni ambientali, e quella nucleare di Bilibino.

Ecologisti contro: "Rischi nell'Artico"

Già durante la costruzione, spostata dai cantieri di Severodvinsk, intasati dagli ordini ricevuti dall'Armata Russa, a quelli di San Pietroburgo, Greenpeace aveva criticato il fatto che il reattore nucleare venisse costruito in "un'area densamente popolata". Ora, che l'Accademico Lomonosov crociera nel Baltico, l'organizzazione ambientalista ritiene "irresponsabile" realizzare ulteriori test di navigazione "lontano dagli occhi del pubblico". Un pericolo che però, Mosca ha escluso. Secondo Rosatom, la piattaforma è infatti conforme a tutte le norme di sicurezza e non presenta alcuna minaccia ecologica mentre viaggia attraverso il Baltico con i reattori spenti e senza combustibile nucleare.

Una spiegazione che vale per la prima parte del viaggio, quella fino a Murmansk, che è anche la più corta, ma non per le successive migliaia di miglie che l'Accademico Lomonosov dovrà solcare per arrivare a Pevek. E qui Greenpeace torna all'attacco, per i rischi connessi ad incidenti determinati da tempeste durante l'attraversamento del Circolo polare Artico con i reattori, questa volta sì, pieni di combustibile nucleare. Ma non solo, alcuni esperti ritengono infatti questo tipo di installazioni galleggianti estremamente vulnerabili ad attacchi terroristici. 

Allarmi che non sono condivisi da tutti: ci sarebbero infatti già almeno una dozzina di Paesi interessati a questo tipo di strutture. Prima di firmare gli ordini, aspettano però di vedere il Lomonosov all'opera nella lontana Chukotka.

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